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PARITÀ PER IL “PROCESSO”

Il principio della parità nel processo penale

Ho assistito alla prima udienza dibattimentale del c.d. processo Regeni e ho ripensato ai manuali dell’Università che mi hanno insegnato come il processo penale debba essere giusto e, per esserlo, vada garantita la parità di prerogative processuali fra Difesa e Accusa dinanzi ad un Giudice Terzo ed imparziale. Il cosiddetto triangolo idealistico su cui dovrebbe fondarsi la Giustizia Penale Italiana.

Una minaccia alla parità processuale

Ebbene, questo principio mi è sembrato messo a rischio dalla recentissima decisione della Corte Costituzionale di far iniziare il dibattimento, nel processo Regeni, dal momento che i quattro imputati non hanno mai ricevuto la comunicazione con cui si dava inizio al processo penale a loro carico, né hanno mai a loro carico. Ed allora, mi sembrano essere messe in discussione le principali garanzie difensive di ogni imputato.

La questione della parità sostanziale

Accusa e Difesa nella quotidianità giuridica odierna non mi sembrano in una posizione di parità, la quale sembra ormai esclusivamente una dicitura manualistica, perché, nel Processo Regeni, così come in molti altri processi che vengono quotidianamente celebrati nei vari Tribunali Nazionali, se gli imputati vengono assolti, la Procura può presentare appello; al contempo se vengono condannati, gli Avvocati d’ufficio frequentemente non possono impugnare la sentenza di primo grado perché non riescono ad avere contatti con i loro assistiti.

Allora, mi domando se davvero esista ancora materialmente un’eguaglianza sostanziale di diritti e prerogative processuali tra chi difende e chi accusa, ma soprattutto se, ancora si può avere la certezza e la soddisfazione di aver celebrato un processo giusto o, se invece, l’art.111 cost rappresenta una norma esclusivamente attinente ad un aspetto costituzionalistico formale ma, ormai, materialmente inattuato.

Per questi motivi, il c.d. processo Regeni merita un monitoraggio costante da parte di tutta l’Avvocatura, perché rischiamo di assistere a un attacco (più o meno volontario e consapevole) alle acquisizioni della nostra civiltà giuridica, perché i principi di diritto che verranno stabiliti in questo dibattimento non saranno eccezionali, ma potrebbero valere anche negli altri processi che quotidianamente celebriamo in tutta Italia.

A distanza di 100 anni dalla sua pubblicazione, il Processo di Kafka mi è sembrato più attuale del noto e comune manuale universitario di procedura penale del Prof. Tonini

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